La legge 104 del 1992 è la disciplina legislativa che si occupa dell’esistenza, integrazione e tutela dei diritti delle persone disabili. Questo testo di legge contiene una serie di diritti che sono riconosciuti alle persone disabili, come agevolazioni, detrazioni, ma anche permessi usufruibili dal lavoratore dipendete disabile ed anche dai suoi familiari. Uno dei punti più importanti e più controversi di questa Legge è da sempre l’articolo 33 comma 3, che non riconosceva, così come formulato, il diritto di fruire permessi retribuiti per assistere la persona disabile anche al convivente more uxorio.
Legge 104 e conviventi: ecco le novità
Una recente consulta della Cassazione, come vedremo, ha esteso invece la possibilità anche per il convivente di usufruire dei permessi retribuiti mensili allo scopo di assistere la persona affetta da disabilità. Si è trattato di una pronuncia fondamentale, in quanto ha rimosso un limite illogico che vedeva non riconosciuto il diritto del convivente di un disabile di assentarsi dal lavoro per poterlo assistere. Vediamo innanzitutto, per analizzare la disciplina dell’allargamento dei permessi anche ai conviventi di persone disabili, cosa siano i permessi retribuiti introdotti dalla legge 104 del 1992 e quali siano le conseguenze pratiche della nuova pronuncia della Corte Costituzionale in materia.
Cosa sono i permessi retribuiti ex legge 104
I permessi retribuiti sono disciplinati dalla legge 104 del 1992 e consistono in permessi mensili, retribuiti direttamente dall’INPS, e riconosciuti dal datore di lavoro, che permettono al coniuge, ai parenti o affini di una persona affetta da disabilità grave di prestarle assistenza. Il diritto di richiedere permessi retribuiti può essere riconosciuto anche a prendi ed affini di terzo grado solamente se i genitori, il coniuge o convivente del soggetto disabile abbiano già compiuto 65 anni, o siano deceduti o mancanti, ovvero siano anch’essi affetti da patologie invalidanti.
I permessi retribuiti per la legge 104 sono al massimo tre al mese, consistono sostanzialmente in tre giornate lavorative.
I permessi, come da testo di legge, prima della pronuncia della Corte Costituzionale erano riconosciuti solamente al coniuge convivente, in mancanza di quest’ultimo o per sua impossibilità ai parenti e via via agli affini.
Sono previsti altresì altri permessi giornalieri ed orari per i genitori del bambino affetto da handicap grave.
La pronuncia della Corte Costituzionale
Come è possibile intendere, la Legge 104 non includeva i conviventi delle persone disabili nella platea di coloro che potevano chiedere ed ottenere i permessi retribuiti mensili. Questa situazione, di fatto, ha tagliato fuori dalla prestazione prevista dalla legge moltissime persone.
Il Tribunale di Livorno ha quindi sollevato la questione in via incidentale alla Corte Costituzionale, per permettere alla Consulta di decidere se l’art. 33 comma 3, quello che esclude i conviventi dal godimento di permessi retribuiti, fosse o meno conforme al testo costituzionale.
Ebbene, la Corte Costituzionale si è espressa sostenendo la parziale illegittimità costituzionale dell’art. 33 comma 3 nella parte in cui non include i conviventi more uxorio nella platea dei possibili beneficiari del provvedimento. Con sentenza numero 213 del 5 luglio 2016, la Consulta ha fatto il punto della questione, sostenendo che tale omissione contrasta con gli articoli 2, 3 e 32 del Testo Costituzionale. Infatti, ai sensi della pronuncia della Consulta, il diritto alla tutela della salute (della persona disabile, nel caso concreto) non può prescindere dalla considerazione che anche la convivenza more uxorio è un rapporto affettivo continuativo. Nella scia dell’approvazione delle norme sui diritti e doveri delle coppie di fatto, anche tale coppia convivente ha gli stessi diritti e doveri della coppia unita in matrimonio (fedeltà, assistenza reciproca, e via dicendo). Questo comporta, necessariamente, che la coppia convivente vada riconosciuta come una famiglia a tutti gli effetti. E sarebbe irragionevole, per tali motivi, escludere il convivente more uxorio dalla platea dei possibili beneficiari dei permessi della Legge 104. La Corte Costituzionale ha poi sottolineato che la ratio legis della Legge 104 è quella della tutela della salute psico-fisica della persona disabile, intesa nel suo complesso, per cui è altrettanto irragionevole escludere la persona alla quale il disabile è legato da un rapporto affettivo da quelle che possono prendersi cura di lui. Proprio per questo motivo l’art. 33 comma 3 della legge 104 del 1992 è parzialmente costituzionalmente illegittimo.
Cosa cambia dopo la pronuncia della Consulta
La pronuncia della Corte Costituzionale è valida erga omnes, vale a dire nei confronti di tutti i consociati, non solamente nelle parti del processo. Questo significa che la pronuncia della Corte Costituzionale permette a tutti i conviventi di persone affette da disabilità grave di poter richiedere e, se vi sono i requisiti, di usufruire dei permessi retribuiti dal lavoro che la Legge 104 individua. La procedura per richiedere i permessi retribuiti della Legge 104 è la stessa prevista da sempre. I permessi retribuiti possono essere richiesti per via telematica, vale a dire per mezzo del sito web dell’INPS (per l’accesso, però, bisogna avere il PIN e poi accedere al servizio “Invio Online di domande di prestazioni a sostegno del reddito”; oppure possono essere richiesti chiamando il numero verde 803164, se si chiama da telefono fisso, o il numero verde 06164164 se si chiama da cellulare.
Ovviamente per richiedere i permessi retribuiti bisogna presentare il documento medico che testimonia che il soggetto disabile è affetto da disabilità grave. Il documento ha validità dal momento della presentazione. Al momento della richiesta dei permessi retribuiti per assistenza della persona disabile, sarà necessario firmare dei moduli di responsabilità. Se qualcuna delle situazioni auto-certificate dovesse cambiare nel corso del tempo, è necessario comunicare tali variazioni entro trenta giorni dal loro avvenimento.
Si ricorda che la possibilità di richiedere permessi retribuiti è riservata a lavoratori dipendenti (anche part time): ne vengono esclusi i lavoratori para-subordinati, autonomi, a domicilio e via dicendo.
Non è possibile richiedere i permessi retribuiti se la persona da assistere è ricoverata presso strutture a tempo pieno, tranne il caso in cui siano gli stessi sanitari della struttura a richiedere la presenza del parente. Infine, i permessi fruiti a giorni vengono indennizzati sulla base dell’effettiva retribuzione alla quale si ha diritto.